Come digitalizzare la tua impresa con il credito d’imposta 4.0

L’Industria 4.0 ormai rappresenta il modello a cui tutte le aziende devono adeguarsi per essere competitive sul mercato.

Gli strumenti di controllo della produzione, l’analisi di grandi volumi di dati in tempo reale, l’interazione tra macchinari diversi, l’automazione dei processi, e in generale un impiego più efficiente e strategico delle risorse a disposizione permettono di incrementare l’operatività dell’impresa e la qualità dell’offerta.

Chi invece non ha ancora implementato queste soluzioni rischia che si crei un divario tra la propria azienda e i suoi competitor che continua ad allargarsi fino al punto di diventare incolmabile.

Gli investimenti in Industria 4.0 sono quindi cruciali per la crescita delle imprese e, come diretta conseguenza, dell’economia del Paese in cui operano. Non c’è quindi da stupirsi di fronte alle risorse che i governi mobilitano per supportare la trasformazione digitale delle aziende e l’Italia non è certo un’eccezione.

Nello specifico, il nostro Paese ha attivato il Piano Transizione 4.0 con la Legge di Bilancio 2020, andando a sostituire le precedenti misure previste dagli interventi del programma Impresa 4.0.

Si tratta di un piano biennale con uno stanziamento iniziale di oltre 20 miliardi di euro volto a incentivare gli investimenti privati in innovazione e a offrire più garanzie e stabilità alle imprese che intraprendono la strada dell’Industry 4.0 grazie a misure con effetto pluriennale: effettivamente, il Documento Programmatico di Bilancio 2022 riporta l’intenzione di prorogare gli interventi per la Transizione 4.0.

A oggi, il Piano Transizione 4.0 prevede il riconoscimento di crediti d’imposta per gli investimenti fatti a decorrere dal 16 novembre 2020 e fino al 31 dicembre 2022, con possibilità di estensione al 30 giugno 2023 se entro il precedente termine il proprio ordine è stato accettato dal venditore ed è stato versato un acconto pari ad almeno il 20% del totale.

L’entità delle aliquote dipende dal tipo di investimento fatto e il Piano di Transizione 4.0 distingue tre casistiche: investimenti per beni strumentali, per ricerca, sviluppo, innovazione e design, e per formazione 4.0.

Concentrandoci sulla prima casistica, il Ministero dello Sviluppo vuole, citando le parole riportate sul sito dello stesso MISE, “supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato”.

Ciò significa che l’acquisto di hardware e software per digitalizzare e automatizzare la propria impresa permette di accedere a un credito di imposta che riduce sensibilmente le spese sostenute.

Nello specifico, per l’acquisto di beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati come definiti dall’Allegato A della Legge 232/2016, all’impresa è riconosciuto un credito d’imposta pari al:

  • 50% nel 2021 e 40% nel 2022 di un investimento fino a 2,5 milioni di euro;
  • 30% nel 2021 e 20% nel 2022 di un investimento compreso tra i 2,5 e i 10 milioni di euro;
  • 10% di un investimento compreso tra i 10 e i 20 milioni di euro.
Invece, per l’acquisto di beni strumentali immateriali tecnologicamente avanzati come definiti dall’Allegato B della Legge 232/2016, all’impresa è riconosciuto un credito d’imposta pari al 20% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di euro.

Per i beni strumentali tecnologicamente avanzati non presenti negli Allegati della Legge 232/2016, è previsto un credito d’imposta pari al 10% nel 2021 e al 6% nel 2022 nel limite massimo di 2 milioni per quelli materiali e di 1 milione per quelli immateriali.

CR&C offre soluzioni che supportano l’automatizzazione del processo industriale in termini di hardware che di software, compresi gli applicativi di controllo da remoto, e la consulenza necessaria per l’adeguamento tecnologico della propria attività in ottica Industry 4.0.

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