I cinque modelli di economia circolare nelle aziende

Assieme all’azzeramento delle emissioni, l’implementazione di un modello economico completamente circolare nel corso dei prossimi due decenni è uno degli obiettivi ritenuti necessari per proteggere il futuro del pianeta e delle persone che ci abitano: l’economia circolare, infatti, offre una risposta sia all’esaurimento delle materie prime sia all’accumulo di rifiuti, risolvendo in un sol colpo due criticità.

Tuttavia, non c’è un solo modo di fare economia circolare: si possono infatti individuare cinque modelli di business differenti, che possono più o meno essere applicati da un’impresa in funzione del settore in cui opera e della sua organizzazione.

Il primo modello è quello della filiera circolare “fin dall’inizio”: in questo caso, si ricorre a materie prime rinnovabili, riciclabili o biodegradabili per creare così prodotti che sono già pensati per avere un impatto zero sull’ambiente al termine del loro ciclo vitale.

Il secondo modello prevede il recupero e il riciclo dei rifiuti, sia degli scarti del processo produttivo, che possono essere rivalorizzati e riutilizzati direttamente dall’impresa o forniti a terzi, sia dei prodotti stessi, incoraggiando il consumatore finale a gestirli consapevolmente alla fine della loro vita, per esempio creando una catena di fornitura bidirezionale che gli permette di restituire il rifiuto all’impresa.

Il terzo modello si concentra sull’estensione della vita del prodotto, che viene progettato per essere duraturo e per poter essere riparato e aggiornato, così da ridurre la necessità di produrne ex novo e di gestire i rifiuti, creando contemporaneamente maggiore valore per l’utilizzatore. Questo approccio di economia circolare nelle aziende è particolarmente sentito nel settore elettronico, in cui il costante aggiornamento dei dispositivi è una necessità per rimanere competitivi, per cui è importante ricorrere alla rigenerazione di schede elettroniche, alla riparazione di apparecchi elettronici, alla gestione dei ricambi per macchinari industriali e più in generale al remanufacturing.

Il quarto modello prevede la creazione di piattaforme di condivisione per collegare proprietari di beni diversi e permettere loro di condividerli (sharing o comproprietà) così da ridurre la domanda di nuovi prodotti e massimizzare l’utilità di quelli già sul mercato.

L’ultimo modello reinterpreta il prodotto come servizio, cioè l’impresa ne mantiene la proprietà, ma permette ai suoi clienti di accedervi con diverse formule e accordi: il consumatore diventa quindi utente piuttosto che possessore del bene.

In generale, l’implementazione dell’economia circolare nelle aziende ha un impatto economico positivo, perché permette di ridurre gli sprechi, migliorare le prestazioni e fidelizzare i consumatori sempre più attenti alle tematiche ambientali, aumentando così la generazione di valore.

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